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Nasce la prima casa-famiglia "modello AVIB" Stampa E-mail
Scritto da Raffaele Iosa - Presidente AVIB   
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Si trova nella cittadina di Ivanovo, regione di Brest, la prima-casa famiglia che nasce  con il “modello AVIB”, e si chiama “Adottiamo un orfanotrofio nel VCO” di Verbania l’associazione nostra socia che si assume la partnerhip di patrocinio,  gemellaggio,  co-educazione e cooperazione. Questo si è deciso nel Consiglio di Presidenza AVIB del 16-17 ottobre 2010, condividendo in pieno l’Accordo-quadro, la filosofia di cooperazione, e gli impegni che da oggi ci muovono a consolidare questo grande primo successo, probabilmente unico nella cooperazione con la Belarus. Ricapitoliamo i fatti per dare a tutti un quadro completo della situazione.

Dopo il convegno del 1  aprile 2010 a Brest, l’AVIB ha svolto un intenso lavoro di concertazione con le autorità della regione, e di contatto con le associazioni, per realizzare in modo partecipato le prime case-famiglia nella regione Brestkaya e poi  anche in altre regioni. Il contratto-quadro approvato è un prototipo che potrà essere utilizzato in molte altre realtà e per altre iniziative, ed è un precedente giuridico importante perché pienamente condiviso dalle autorità bielorusse locali. Ora siamo in grado di  offrire a tutte le  associazioni finalmente un modello di accordo e contratti sicuri, partendo dalla prima realizzazione, con il principio che si supera l’aiuto a fondo perduto e si entra in una migliore fase di vera cooperazione: dal pesce alla canna da pesca! 

 

1.      L’accordo - quadro per le case famiglia 

L’accordo quadro predisposto dalla Presidenza, con il lavoro efficace dell’avv. Marco Contesini e dell’avv. Alexander Danilevich, diventa il modello-guida sul quale AVIB garantisce assistenza, promozione e aiuto alle associazioni che vogliano partecipare in prima persona a questa avventura:

·          ogni casa-famiglia sarà realizzata (acquisto casa + arredi + eventuali restauri) in partnership con: regione di Brest per il 30% del costo totale, associazione  e volontariato italiano per il 35%, Fondazione bielorussa “Una famiglia per ogni bambino” di Irina Soborova per il 35%. Si conferma per la prima volta nella storia italo/bielorussa (per quanto di nostra conoscenza e in modo così intenso di cooperazione),  la partecipazione come partner sia del nostro volontariato, sia delle autorità di governo, sia soprattutto di una fondazione privata bielorussa, come  segno di novità culturale  di quel paese, e di vera fiducia tra di noi.

·          L’associazione italiana che si impegna alla partnerhip per una casa-famiglia realizzata secondo questo accordo a tre, sarà  anche partner effettiva dell’evoluzione educativa dei bambini accolti. Infatti stipulerà un  “gemellaggio di co-educazione” che garantisce la continuità dei soggiorni in Italia dei bambini,  una  vera co-educazione, una collaborazione inedita e piena per la parte italiana. L’associazione italiana parteciperà alla vita educativa della  casa-famiglia e contribuirà alla qualità della vita dei bambini (non alle spese ordinarie che sono a carico dello stato bielorusso) sentendosi co-educante a tutti gli effetti.

·          L’accordo-quadro ha una robusta serie di garanzie per i partner: per esempio la valutazione dei costi di realizzazione stabiliti da un perito indipendente, “il vincolo d’uso” della casa esclusivamente per l’aiuto ai bambini, tempi concordati caso per caso per la realizzazione, forme di arbitrato in caso di contenzioso. Insomma un modello anche giuridico inedito e di grande interesse da riprodurre in altre regioni bielorusse e per altri tipi di cooperazione.Sottolineiamo l’importanza della partecipazione della middle class bielorussa a questo impegno, con la partnership della Fondazione di Irina Soborova. In questo modo si riducono le spese per l’associazione, si possono moltiplicare le case-famiglia, si lavora con ampie garanzie giuridiche  di controllo. Soprattutto si è riconosciuti e stimati in Belarus come partner affidabili e innovativi.  

Sottolineiamo ancora una volta, anche se forse superfluo tra di noi, il grande valore sociale e civile dell’aiuto italiano alla chiusura degli orfanotrofi in Belarus. Questo impegno ci renderà amici per sempre del popolo bielorusso, per un aiuto vero a superare il disagio dei bambini abbandonati. Ne abbiamo parlato per mesi. Adesso arrivano i fatti. 

 

2.      Dall’accordo-quadro alla prima casa-famiglia 

La Regione di Brest ci ha proposto la prima casa-famiglia a Ivanovo (lungo la superstrada M6 Brest-Gomel) capoluogo di provincia nel sudovest, vicina a Dostojevo, villaggio della famiglia Dostojevsky, zona protetta dall’Unesco. Solidarietà, cultura, storia, si mescolano quasi per magia. Ci viene proposta  una villa con giardino, in città, e con gli standard della legge bielorussa per case-famiglia da 6 a 10 bambini.  Il costo casa + arredi + sistemazione si aggira attorno ai  70.000 dollari (50.00 euro al cambio attuale). Come si vede una cifra interessante, che per effetto dell’accordo diventerebbe per la parte italiana (con le spese amministrative di gestione) attorno ai 20.000 euro.  Una cifra molto interessante, che sarebbe stata molto di più se non vi fosse stato l’accordo a tre previsto dal nostro “modello AVIB”. E che sarebbe simile per altre nuove case-famiglia. I bambini accolti avranno tra i 6 e i 10 anni e non avranno alcuna pratica adottiva in corso né nazionale né internazionale. Siamo assolutamente grati alla nostra amica associazione di Verbania, che si è presa buona parte dell’onere finanziario di questa prima casa. Con un ulteriore contributo personale di sottoscrizione volontaria del Presidente AVIB,  l’acquisto è alle porte per metà novembre. Questa prima casa sarà anche un’esperienza-pilota sia sul piano giuridico ma anche concreto ed educativo e sarà, a cascata, utilissima a tutte le altre associazioni interessate per non sbagliare, per fare bene le loro scelte, per realizzare con noi case-famiglia fatte bene, senza sprechi e con alta qualità. 

 

3.      Ma per partire bene e  insieme, apriamo una sottoscrizione nazionale per tutti 

Questa prima casa-famiglia è un buon esempio per tutti. Vogliamo quindi proporre alle associazioni amiche, ai tanti amici  individuali, alle famiglie, a coloro che amano il volontariato in Belarus e i bambini bielorussi, di partecipare ad una sottoscrizione nazionale per  un creare un “fondo case-famiglia” che aiuti sia questa prima esperienza sia le prossime, agevolando economicamente le associazioni coraggiose che partiranno e favorendo il più alto numero di realizzazioni.  La sottoscrizione vuole avere anche un valore morale e civile: superare cioè la frequente solitudine delle associazioni che fanno per sé, creando una solidarietà vera tra tutti, aiutandoci a vicenda. Vi sono, ad esempio, associazioni che non hanno interessi diretti per la regione Bretskaya o che per vari motivi si occupano di altri progetti ma che ci hanno dichiarato simpatia per questo progetto e che potrebbero aiutarci, sapendo dell’effetto politico e culturale positivo di questo Accordo sul clima generale di collaborazione Italia/Belarus. Vi sono ancora associazioni intenzionate a lavorare ma non ancora pronte, oppure singole famiglie e gruppi che hanno simpatia per questo progetto e sanno che se funziona c’è un effetto benefico per tutto il movimento delle ospitalità. A tutti questi l’AVIB chiede un contributo, qualsiasi sia la cifra possibile, per realizzare questo fondo che ci permetta di andare avanti aiutando meglio tutte le associazioni sia per la prima che per  le successive realizzazioni di case-famiglia. Chiediamo anche alle associazioni amiche di trovare nuovi amici collettivi  e sponsor interessati a darci una mano. D’altra parte sappiamo bene che questo non è un bel momento per il volontariato italiano: la crisi economica si fa sentire e sappiamo di chiedere un sacrificio, anche se piccolo. Ma lo consideriamo un investimento per tutti, che potrebbe avere anche ricadute di aiuto concreto per le associazioni che seguiranno la nostra prima coraggiosa di Verbania. Vi chiediamo di versare questi fondi nel nostro solito conto corrente,  ricordandovi che l’IBAN è IBAN =  IT80E0200813173000100844370 , Unicredit di Ravenna Via Fiume Abbandonato,  precisando nel bonifico i vostri dati e che il versamento è  per il “fondo nazionale case-famiglia”.  AVIB garantisce ad ogni associazione o singolo soggetto che partecipa con un contributo ampie e continue informazioni sull’utilizzo del  fondo, e garantisce altrettanto che in ogni casa famiglia realizzata rimanga a memoria una targa con l’elenco di tutti gli amici che parteciperanno al fondo. 

 

4.      Progetti per il futuro  

Siamo quindi solo all’inizio. L’AVIB sta prendendo contatti con altre regioni di Belarus per attuare il medesimo modello di accordo-quadro, almeno per quanto riguarda le case-famiglia per bambini minorenni, e i primi segnali sono incoraggianti. Ma questo modello potrebbe essere utile anche per altre realizzazioni per i giovani maggiorenni, per situazioni di disagio, ecc… Nel chiedere quindi di partecipare alla sottoscrizione per il fondo, chiediamo anche di esplicitare la disponibilità di ogni altra associazione che abbia in cantiere o in progetto la realizzazione di una casa-famiglia sia nella regione di Brest ma anche in tutta la Belarus. Il modello di partnerariato a 3 rende tutto più facile, sicuro sul piano giuridico e partecipato per tutto il movimento delle ospitalità. Questa è una ragione di più per realizzare la prima casa-famiglia con la partecipazione economica della più vasta platea di associazioni (ognuna come può) sapendo che diventa un “investimento di fiducia” per il futuro di tutti noi in Belarus. Ma è anche una ragione in più per sollecitare tutte le associazioni, a partire da quelle presenti a Brest il 1 aprile scorso,  a prendere contatto per sviluppare quanto prima la realizzazione di altre case-famiglia. Un’opportunità così non c’è mai stata finora nel movimento delle accoglienze, va oltre l’AVIB ed apre stili nuovi e avvincenti di cooperazione. Per questo intendiamo lanciare questo appello a tutti. Tutti insieme a dare una casa e una famiglia ad ogni bambino bielorusso che non ce l’ha.





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