Situata nell’Europa orientale, la Bielorussia (o Russia Bianca) conta circa 10 milioni di abitanti, per un territorio di poco superiore ai 200.000 km² come estensione. La sua capitale è Minsk, mentre altre città importanti sono Moghilev, Gomel, Brest, Vitebsk e Grodno (che sono anche capoluoghi di regione).
Benché priva di sbocchi sul mare, questa nazione vanta una rete idrica piuttosto sviluppata; prettamente agricola, con una densità di 50 abitanti per chilometro quadrato, possiede un territorio prevalentemente pianeggiante, con alcuni piccoli rilievi, di modesta entità.
Nell’ambito politico la Bielorussia ha visto riconosciuta la propria indipendenza dall’URSS il 25 agosto 1991, dopo circa un anno (27 luglio 1990) dalla dichiarazione della stessa. Dopo pochi mesi, l'8 dicembre, Russia, Bielorussia e Ucraina decidono di formare la Confederazione degli Stati Indipendenti, ponendo così virtualmente fine all’Unione Sovietica. L’attuale presidente della Repubblica Bielorussa Alexander Grigoryevich Lukashenko (nella foto a destra), eletto il 10 luglio del 1994, sta attuando una forte politica di rivalutazione del prestigio nazionale, finalizzata al miglioramento della propria nazione. Come si può leggere nel suo sito personale, Lukashenko è consapevole delle responsabilità del proprio operato. Inoltre egli è conscio del fatto che, per essere presidente, è costretto prendere decisioni che lo possono rendere impopolare, anche se il suo operato conta di spingere la gente ad amare il proprio paese e a rispettare le autorità. Il suo scopo, infatti, è proteggere il proprio popolo. Negli utili anni l'unione Europea si è schierata contro la Bielorussia, minacciando anche sanzioni economiche, e gli USA sono arrivati a definire Lukashenko "L'ultimo dittatore d'Europa
La condizione in cui verte la Bielorussia è piuttosto complicata, ed un osservatore esterno non ha una sufficiente visione d’insieme per poter analizzare in modo esaustivo questi aspetti politico- sociali. Sostanzialmente distinta in città e campagne, la Russia Bianca evidenzia grandi differenza tra i centri urbani ed il resto del proprio territorio; gran parte della popolazione è, infatti, concentrata nella provincia di Minsk. Questo divario provoca facilmente una condizione di arretratezza nelle campagne, prospettando uno scenario poco differente dall’ambiente italiano del secondo dopoguerra mentre, per ciò che riguarda le città, non si notano grandi differenza dalle più blasonate “colleghe” europee. Per capire alcune cause delle condizioni dell’odierna Bielorussia bisogna tornare ad un giorno di primavera di 21 anni fa. Il 26 aprile 1986 accadde qualcosa che cambiò decisamente il mondo. Durante quella notte il reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl, città ucraina a circa 100 da Kiev, esplose, riversando nell’aria una quantità impressionante di prodotti radioattivi. Le condizioni climatiche particolari di quel giorno, varie correnti d’aria e numerosi venti, spinsero gran parte di quegli inquinanti a riversarsi sul suolo bielorusso, avvelenando ogni cosa, in particolare nella regione di Gomel, situata a sud, (confinante proprio con l’Ucraina), peraltro oggi tristemente famosa per il gran numero di patologie sviluppate nei suoi più giovani abitanti. Quel disastro inflisse un duro colpo alla già precaria situazione bielorussa, provocando un ulteriore isolamento e determinando una situazione di arretratezza e difficoltà che solo il tempo potrà risolvere, anche se numerosi ma non ancora sufficienti sforzi sono stati già compiuti dal governo locale e da interventi internazionali. Dal punto di vista chimico-biologico le sostanze inquinanti che avvelenarono quelle terre hanno tempi di decadimento piuttosto lunghi, anche migliaia di anni. Questo significa che gran parte della produzione agricola di quelle zone, oltre ad essere illegale, è anche fortemente nociva e dannosa per l’organismo umano. Questa situazione, tuttavia, perdurerà per molti anni ancora.
Negli anni appena successivi nacquero in Italia numerose associazioni, fondazioni e Onlus che decisero di prendersi cura dei bimbi bielorussi, i più colpiti da quella tragedia. Grazie a questa che tuttoggi è una piacevolissima realtà, molti giovani iniziarono a venire in Italia (ma anche in altre nazioni, come ad esempio in Irlanda), per periodi di circa un mese, con lo scopo di migliorare le proprie difese immunitarie e per seguire una dieta più sana, senza trascurare l’importanza di questa “vacanza” anche a livello psicologico. Vari studi hanno dimostrato che, dopo solo un mese trascorso in un luogo non contaminato, i bambini mostrano numerosi progressi a livello di salute, riuscendo ad abbattere gran parte delle tossine assorbite.
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